The Punisher
2005-04-17 15:40:09 UTC
Da telecronista, la signora Lilli Gruber gioiva e si esaltava quando a
Bagdad o in qualsiasi altra parte del mondo vedeva bruciare una bandiera
americana; e da europarlamentare delle sinistre-Ulivo, che divide equamente
le proprie simpatie tra Prodi e D'Alema,si esalta inneggiando alla
"resistenza irachena" contro gli invasori americani (e, a sentir lei, anche
italiani). E lo fa, da politica, sparando bordate di leggiadra stupidità
infantile, con una supponenza ancora più stucchevole ed irritante di quella
che ostentava, da giornalista della Tv di Stato, nei suoi sermoni serali
zeppi di becero e sfrontato anti-americanismo.
Ricordo la sera in cui la signora Gruber (allora semplice
"suffragetta" delle sinistre italiane) fu severamente redarguita e zittita a
Porta a porta dal nostro ministro della Difesa, il buon Antonio Martino,
stanco (come tutti noi a casa) di sentire la "leggiadra Lilli dalla fulva
criniera" del Tg1 sputare veleno contro gli americani e glorificare la
"resistenza" dei miliziani difensori del dittatore Saddam Hussein appena
catturato. "Signora Gruber, la invito a non confondere la 'resistenza', che
in Italia è stata ed è una cosa seria, con il terrorismo di Bin Laden, Al
Qaeda, Al Sadr, amici e difensori dell'ex dittatore Saddam Hussein. Lei può
pensarla come vuole, naturalmente; ma quando parla da giornalista agli
italiani deve farlo in maniera corretta, con grande senso di responsabilità
e rispetto per il buon senso, l'intelligenza e la dignità di chi ascolta,
lasciando ai politici di parte le mistificazioni". Non seppe cosa replicare,
la signora Gruber. Stizzita per essere stata bacchettata per la prima volta
in diretta nella sua ventennale carriera di "mezzobusto" televisivo e
inviata di guerra", la "suffragetta" Lilli continuò il suo sermone intriso
del solito smaccato anti-americanismo, ma non usò più la parola "resistenza".
L'ha ripresa più volte da europarlamentare, quella parola così cara
agli italiani e significativa per la nostra Repubblica. Libera da impegni
giornalistici, poteva finalmente abbandonarsi ad ogni tipo di
mistificazioni, inneggiare a chi voleva (sempre contro gli americani,
naturalmente), e lo ha fatto con il piglio gigionesco della comiziante
consumata, dosando bene pause e battute ad effetto, istrionismi, narcisismi
e civettuoli ammiccamenti ai presentatori disposti ad assecondarne la
irrefrenabile voglia di protagonismo ed esibizionismo. "La Gruber, lo
sappiamo tutti", ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera,"è a favore
della cosiddetta resistenza irachena ed è difficile farle cambiare idea.
Tratta tutti con supponenza, con quell'aria di spavalda superiorità che le
fa credere di avere e dover avere sempre ragione.. Bagdad è roba sua: guai
se qualcuno dissente, guai se il suo sguardo viene confuso con quello di una
Monica Maggioni o di una Giovanna Botteri o di una qualunque sua altra ex
collega. E davanti alle telecamere, da eurodeputata, si è messa a fare la
maestrina dalla penna rossa, dando un chiarissimo esempio di come la
sinistra italiana non deve comportarsi se vuole davvero vincere le prossime
elezioni politiche".
Una "maestrina", bisogna dire, che mostra anche di avere qualche
lacuna nel suo bagaglio culturale di storia, oltre che di politica, se
riesce in maniera così stolta a qualificare come "resistenza" il fanatismo
terroristico iracheno e bollare come "oppressori e schiavisti" gli americani
(anche quelli che sessant'anni fa vennero a liberare l'Italia e l'Europa dal
nazismo, signora Gruber?). Ed è un fatto molto grave per una che, a sentire
i suoi nuovissimi amici, ha l'ambizione di volersi proporre al prof. Prodi
ed al suo braccio destro Bertinotti (in caso di vittoria delle sinistre nel
2006, ovviamente) come ministro degli Esteri della Repubblica italiana. Dice
che conosce bene le lingue, per questo può farlo benissimo. Solo che un
aspirante ministro non può dire le cavolate che dice lei in televisione.
Un consiglio mi permetto di dare alla illustre ex mia ex collega
Gruber. Lasci che ad inneggiare a Saddam Hussein ed alla resistenza irachena
siano le tute bianche ed i centri sociali di Casarini, i disubbidienti e gli
spacca-vetrine di Francesco Caruso, quelli che sfilano nei cortei della pace
inalberando le foto dell'ex dittatore di Bagdad (uno dei più feroci e
sanguinari del XX secolo, insieme ai comunisti Stalin, Mao, Pol Pot, Fidel
Castro, ed al nazista Hitler). Lei no, quelle cavolate non può e non deve
dirle, né come aspirante ministro né come giornalista, perché sono un
insulto alla dignità del popolo italiano, oltre che ai princìpi ed ai valori
della libertà e della democrazia per i quali tanti italiani (della sua
stessa parte politica, signora Gruber!) hanno sacrificato la loro vita.
Resistenza, domando alla eurodeputata delle sinistre Lilli, quella
di gruppetti di fanatici e spietati carnefici che sgozzano e decapitano per
terrorizzare e ricattare il mondo civile occidentale non per far guadagnare
la libertà al loro popolo ma per tentare di riportare nei palazzi di Bagdad
l'uomo che ha sterminato centinaia di migliaia di cittadini con i gas
letali? Resistenza, quella che vorrebbe dare l'aureola del "santo
benefattore dell'umanità" ad un tiranno che per 35 anni ha lasciato il suo
popolo nella miseria, in uno dei Paesi più ricchi del mondo, per diventare
lui (con i proventi del petrolio sottratti alle casse dello Stato) uno dei
sei uomini più ricchi del mondo? Penso che Carlo Azeglio Ciampi, se quella
sera era davanti al televisore, abbia avuto più di un motivo per
rabbrividire (se non inorridire), ascoltando lo show filo-Saddam e anti-Bush
della neo-europarlamentare delle sinistre-Ulivo; e, con il nostro presidente
della Repubblica, quanti hanno combattuto per una Italia libera e
democratica.
Ricordo una esibizione della signora Gruber a Ballarò, la
"trasmissione d'assalto"del Tg3 che dalle mani di Santoro è passata a quelle
di Gianni Floris. Un servizio girato a Bagdad faceva vedere madri e spose in
nero a Bagdad che inveivano, con gli occhi gonfi di lacrime, contro il
sanguinario dittatore che aveva fatto torturare ed ammazzare i loro figli e
mariti; gruppi di uomini, soprattutto giovani, che bruciavano in piazza le
ultime foto esistenti in Iraq del feroce tiranno, per il quale gli iracheni
invocano adesso a gran voce ed a stragrande maggioranza la pena di morte; ed
una giovane sposa che ricordava al mondo occidentale che, per una barbara
legge voluta da Saddam Hussein, un uomo in Iraq poteva tranquillamente
ammazzare la moglie anche per un semplice sospetto di tradimento, con la
certezza assoluta di non fare neppure un'ora (non dico un giorno) di
carcere. Non ha battuto ciglio (il famosissimo suo "ciglio ammiccante da
bambola Barbie"), la leggiadra ex suffragetta rossa della Tv di Stato
italiana, davanti a quelle orribili denunce: tragiche verità, purtroppo, che
gli inviati di tutto il mondo (tranne la signora Gruber?) conoscevano
benissimo. I grandi dittatori dell'era moderna, per lei e quelli della sua
parte politica, sono Bush, Blair e Berlusconi che hanno liberato l'Iraq
dalla dittatura, non il Saddam Hussein che ha tenuto quel Paese in barbara
schiavitù per 35 lunghissimi anni.
Paradossale e grottesca, poi, la battuta della signora Gruber
sulle ricchezze di Silvio Berlusconi, chissà da quanto tempo studiata dalla
leggiadra "maestrina" rossa che sogna per l'Italia un bel comunismo
rifondato da Bertinotti. Richiesta dalla "spalla" Floris di esprimere un
giudizio sulle splendide immagini della villa-bunker del nostro presidente
del Consiglio in Sardegna che la regia aveva appena fatto vedere, la
protagonista dello show Lilli ha risposto che le si "stringeva il cuore" nel
mettere al confronto la miseria dell'Iraq, che lei vedeva dalla sua lussuosa
camera d'albergo (pagata un tempo dalla Rai ed oggi da noi cittadini
europei), con le favolose ricchezze del presidente del Consiglio italiano.
Ed è davvero strano che la signora Lilli, nei tanti viaggi di lavoro che ha
fatto in Iraq come inviata della Tv di Stato italiana, non si sia mai
accorta delle favolosissime ricchezze accumulate dal raìs di Bagdad, dei
palazzi del potere che il despota assoluto Saddam aveva fatto edificare per
la propria gloria terrena (in attesa di quella celeste che gli avrebbe poi
assicurato il grande Allah per i suoi straordinari meriti terreni al
servizio del popolo), né abbia mai saputo di miliardi e miliardi di dollari
ed euro che il padrone dell'Iraq aveva depositato per sé e per la sua
vastissima famiglia in banche fidate di tutto il mondo.
Molto più ricco il Saddam Hussein di Bagdad, certo, del Berlusconi
di Arcore. E con una bella differenza tra i due, che è doveroso
sottolineare: l'imprenditore Berlusconi è diventato l'uomo più ricco
d'Italia ed il trentesimo nel mondo con il suo lavoro e la saggia
amministrazione delle sue aziende, mentre l'ex generale Saddam Hussein ha
raggiunto il sesto posto (dico il sesto) nella speciale classifica degli
uomini più ricchi del mondo con i proventi del petrolio sottratti
ignominiosamente al suo popolo (rimasto per tre decenni e mezzo in miseria).
Non sapeva nulla di tutto questo, la signora Gruber?
Mi riesce proprio difficile pensare, da giornalista, che la mia ex
collega Lilli (di solito informatissima su tutto e su tutti) non sapesse del
signor Saddam, delle sue malefatte, delle ruberie di Stato, delle torture,
dei suoi crimini mostruosi, degli sterminii di massa. E se sapeva, non posso
non pensare che sia stato il fanatismo tipico della parte politica cui la
signora appartiene (pericolosissimo in giornalismo) a giocarle un brutto
scherzo: davvero stravagante e tutta da ridere (se non ci trovassimo di
fronte ad una delle tragedie più terribili dell'era moderna) la ipotesi
adombrata dalla signora Gruber, secondo la quale a far "stringere il cuore"
degli iracheni, con quello della sconsolata Lilli, sarebbero state le ville
del presidente del Consiglio italiano Berlusconi, e non le ricchezze
accumulate dal dittatore iracheno Saddam Hussein sulla miseria e sulle
sofferenze del suo popolo. Sbaglio a pensarla così?
Caustico e divertente il giudizio che, della neo eurodeputata che
ama alla follia il prof. Prodi ma pende dalla labbra del comunista "doc"
Bertinotti, ha dato sul Corriere della Sera del 3 luglio l'ex direttore
Piero Ostellino. Abituata in Tv per tanti anni a leggere le notizie sul
"gobbo" (lo speciale congegno che scorre sotto la telecamera per consentire
al "mezzobusto" di far finta di raccontarle a memoria), la "diva" Lilli, che
finora (parole di Ostellino) "era stata prevalentemente una bella
decorazione televisiva", non riesce da parlamentare europea a liberarsi
dalla schiavitù del copione.
Che allora erano i redattori del Tg1 a scrivere per lei; ed oggi
sono i Prodi, i Fassino, i D'Alema, i Diliberto, e soprattutto il mitico
(per lei) Bertinotti, quello che il comunismo fallito miseramente in tutto
il mondo vorrebbe rifondarlo in Italia e imporlo a noi tutti come modello di
governo ideale. In una Italia che, nei programmi del segretario di
Rifondazione comunista (se con il paravento di un Prodi "democratico"
arriverà un giorno al governo), dovrebbe essere ristrutturata politicamente,
socialmente ed economicamente a somiglianza (pensate un po') della vecchia
Unione sovietica, di un Paese che per fortuna non esiste più, o della Cuba
di Fidel Castro che purtroppo esiste ancora.
Senza entrare nel merito di quello che la pasionaria Lilli pensa
dei progetti del comunista Bertinotti e dei suoi fidi Giordano, Cossutta,
Diliberto, Rizzo, Agnoletto, Casarini, Francesco Caruso (nuovi e vecchi
amici del prof. Prodi, tra i quali coloro che lo silurarono da presidente
del Consiglio nel 1998), il suggerimento che Piero Ostellino dà alla ex
"decorazione televisiva" Gruber è di provare, da politica, a ragionare un po'
con la sua "bella testa rossa". Se l'ambizione della neo-eurodeputata Lilli
è davvero quella di fare un giorno in Italia il ministro degli Esteri,
parlare le lingue non basta: occorre anzitutto, scrive l'ex direttore del
Corriere, che "si liberi dal condizionamento del copione scritto da altri,
che se li scriva lei i testi, perché possa così abituarsi sin da ora a
ragionare con la propria testa".
Una testa di sinistra, certo. Ma è da sciocchi pensare che una
testa di sinistra sia condannata a dire sempre sciocchezze, per tutta la
vita.
Bagdad o in qualsiasi altra parte del mondo vedeva bruciare una bandiera
americana; e da europarlamentare delle sinistre-Ulivo, che divide equamente
le proprie simpatie tra Prodi e D'Alema,si esalta inneggiando alla
"resistenza irachena" contro gli invasori americani (e, a sentir lei, anche
italiani). E lo fa, da politica, sparando bordate di leggiadra stupidità
infantile, con una supponenza ancora più stucchevole ed irritante di quella
che ostentava, da giornalista della Tv di Stato, nei suoi sermoni serali
zeppi di becero e sfrontato anti-americanismo.
Ricordo la sera in cui la signora Gruber (allora semplice
"suffragetta" delle sinistre italiane) fu severamente redarguita e zittita a
Porta a porta dal nostro ministro della Difesa, il buon Antonio Martino,
stanco (come tutti noi a casa) di sentire la "leggiadra Lilli dalla fulva
criniera" del Tg1 sputare veleno contro gli americani e glorificare la
"resistenza" dei miliziani difensori del dittatore Saddam Hussein appena
catturato. "Signora Gruber, la invito a non confondere la 'resistenza', che
in Italia è stata ed è una cosa seria, con il terrorismo di Bin Laden, Al
Qaeda, Al Sadr, amici e difensori dell'ex dittatore Saddam Hussein. Lei può
pensarla come vuole, naturalmente; ma quando parla da giornalista agli
italiani deve farlo in maniera corretta, con grande senso di responsabilità
e rispetto per il buon senso, l'intelligenza e la dignità di chi ascolta,
lasciando ai politici di parte le mistificazioni". Non seppe cosa replicare,
la signora Gruber. Stizzita per essere stata bacchettata per la prima volta
in diretta nella sua ventennale carriera di "mezzobusto" televisivo e
inviata di guerra", la "suffragetta" Lilli continuò il suo sermone intriso
del solito smaccato anti-americanismo, ma non usò più la parola "resistenza".
L'ha ripresa più volte da europarlamentare, quella parola così cara
agli italiani e significativa per la nostra Repubblica. Libera da impegni
giornalistici, poteva finalmente abbandonarsi ad ogni tipo di
mistificazioni, inneggiare a chi voleva (sempre contro gli americani,
naturalmente), e lo ha fatto con il piglio gigionesco della comiziante
consumata, dosando bene pause e battute ad effetto, istrionismi, narcisismi
e civettuoli ammiccamenti ai presentatori disposti ad assecondarne la
irrefrenabile voglia di protagonismo ed esibizionismo. "La Gruber, lo
sappiamo tutti", ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera,"è a favore
della cosiddetta resistenza irachena ed è difficile farle cambiare idea.
Tratta tutti con supponenza, con quell'aria di spavalda superiorità che le
fa credere di avere e dover avere sempre ragione.. Bagdad è roba sua: guai
se qualcuno dissente, guai se il suo sguardo viene confuso con quello di una
Monica Maggioni o di una Giovanna Botteri o di una qualunque sua altra ex
collega. E davanti alle telecamere, da eurodeputata, si è messa a fare la
maestrina dalla penna rossa, dando un chiarissimo esempio di come la
sinistra italiana non deve comportarsi se vuole davvero vincere le prossime
elezioni politiche".
Una "maestrina", bisogna dire, che mostra anche di avere qualche
lacuna nel suo bagaglio culturale di storia, oltre che di politica, se
riesce in maniera così stolta a qualificare come "resistenza" il fanatismo
terroristico iracheno e bollare come "oppressori e schiavisti" gli americani
(anche quelli che sessant'anni fa vennero a liberare l'Italia e l'Europa dal
nazismo, signora Gruber?). Ed è un fatto molto grave per una che, a sentire
i suoi nuovissimi amici, ha l'ambizione di volersi proporre al prof. Prodi
ed al suo braccio destro Bertinotti (in caso di vittoria delle sinistre nel
2006, ovviamente) come ministro degli Esteri della Repubblica italiana. Dice
che conosce bene le lingue, per questo può farlo benissimo. Solo che un
aspirante ministro non può dire le cavolate che dice lei in televisione.
Un consiglio mi permetto di dare alla illustre ex mia ex collega
Gruber. Lasci che ad inneggiare a Saddam Hussein ed alla resistenza irachena
siano le tute bianche ed i centri sociali di Casarini, i disubbidienti e gli
spacca-vetrine di Francesco Caruso, quelli che sfilano nei cortei della pace
inalberando le foto dell'ex dittatore di Bagdad (uno dei più feroci e
sanguinari del XX secolo, insieme ai comunisti Stalin, Mao, Pol Pot, Fidel
Castro, ed al nazista Hitler). Lei no, quelle cavolate non può e non deve
dirle, né come aspirante ministro né come giornalista, perché sono un
insulto alla dignità del popolo italiano, oltre che ai princìpi ed ai valori
della libertà e della democrazia per i quali tanti italiani (della sua
stessa parte politica, signora Gruber!) hanno sacrificato la loro vita.
Resistenza, domando alla eurodeputata delle sinistre Lilli, quella
di gruppetti di fanatici e spietati carnefici che sgozzano e decapitano per
terrorizzare e ricattare il mondo civile occidentale non per far guadagnare
la libertà al loro popolo ma per tentare di riportare nei palazzi di Bagdad
l'uomo che ha sterminato centinaia di migliaia di cittadini con i gas
letali? Resistenza, quella che vorrebbe dare l'aureola del "santo
benefattore dell'umanità" ad un tiranno che per 35 anni ha lasciato il suo
popolo nella miseria, in uno dei Paesi più ricchi del mondo, per diventare
lui (con i proventi del petrolio sottratti alle casse dello Stato) uno dei
sei uomini più ricchi del mondo? Penso che Carlo Azeglio Ciampi, se quella
sera era davanti al televisore, abbia avuto più di un motivo per
rabbrividire (se non inorridire), ascoltando lo show filo-Saddam e anti-Bush
della neo-europarlamentare delle sinistre-Ulivo; e, con il nostro presidente
della Repubblica, quanti hanno combattuto per una Italia libera e
democratica.
Ricordo una esibizione della signora Gruber a Ballarò, la
"trasmissione d'assalto"del Tg3 che dalle mani di Santoro è passata a quelle
di Gianni Floris. Un servizio girato a Bagdad faceva vedere madri e spose in
nero a Bagdad che inveivano, con gli occhi gonfi di lacrime, contro il
sanguinario dittatore che aveva fatto torturare ed ammazzare i loro figli e
mariti; gruppi di uomini, soprattutto giovani, che bruciavano in piazza le
ultime foto esistenti in Iraq del feroce tiranno, per il quale gli iracheni
invocano adesso a gran voce ed a stragrande maggioranza la pena di morte; ed
una giovane sposa che ricordava al mondo occidentale che, per una barbara
legge voluta da Saddam Hussein, un uomo in Iraq poteva tranquillamente
ammazzare la moglie anche per un semplice sospetto di tradimento, con la
certezza assoluta di non fare neppure un'ora (non dico un giorno) di
carcere. Non ha battuto ciglio (il famosissimo suo "ciglio ammiccante da
bambola Barbie"), la leggiadra ex suffragetta rossa della Tv di Stato
italiana, davanti a quelle orribili denunce: tragiche verità, purtroppo, che
gli inviati di tutto il mondo (tranne la signora Gruber?) conoscevano
benissimo. I grandi dittatori dell'era moderna, per lei e quelli della sua
parte politica, sono Bush, Blair e Berlusconi che hanno liberato l'Iraq
dalla dittatura, non il Saddam Hussein che ha tenuto quel Paese in barbara
schiavitù per 35 lunghissimi anni.
Paradossale e grottesca, poi, la battuta della signora Gruber
sulle ricchezze di Silvio Berlusconi, chissà da quanto tempo studiata dalla
leggiadra "maestrina" rossa che sogna per l'Italia un bel comunismo
rifondato da Bertinotti. Richiesta dalla "spalla" Floris di esprimere un
giudizio sulle splendide immagini della villa-bunker del nostro presidente
del Consiglio in Sardegna che la regia aveva appena fatto vedere, la
protagonista dello show Lilli ha risposto che le si "stringeva il cuore" nel
mettere al confronto la miseria dell'Iraq, che lei vedeva dalla sua lussuosa
camera d'albergo (pagata un tempo dalla Rai ed oggi da noi cittadini
europei), con le favolose ricchezze del presidente del Consiglio italiano.
Ed è davvero strano che la signora Lilli, nei tanti viaggi di lavoro che ha
fatto in Iraq come inviata della Tv di Stato italiana, non si sia mai
accorta delle favolosissime ricchezze accumulate dal raìs di Bagdad, dei
palazzi del potere che il despota assoluto Saddam aveva fatto edificare per
la propria gloria terrena (in attesa di quella celeste che gli avrebbe poi
assicurato il grande Allah per i suoi straordinari meriti terreni al
servizio del popolo), né abbia mai saputo di miliardi e miliardi di dollari
ed euro che il padrone dell'Iraq aveva depositato per sé e per la sua
vastissima famiglia in banche fidate di tutto il mondo.
Molto più ricco il Saddam Hussein di Bagdad, certo, del Berlusconi
di Arcore. E con una bella differenza tra i due, che è doveroso
sottolineare: l'imprenditore Berlusconi è diventato l'uomo più ricco
d'Italia ed il trentesimo nel mondo con il suo lavoro e la saggia
amministrazione delle sue aziende, mentre l'ex generale Saddam Hussein ha
raggiunto il sesto posto (dico il sesto) nella speciale classifica degli
uomini più ricchi del mondo con i proventi del petrolio sottratti
ignominiosamente al suo popolo (rimasto per tre decenni e mezzo in miseria).
Non sapeva nulla di tutto questo, la signora Gruber?
Mi riesce proprio difficile pensare, da giornalista, che la mia ex
collega Lilli (di solito informatissima su tutto e su tutti) non sapesse del
signor Saddam, delle sue malefatte, delle ruberie di Stato, delle torture,
dei suoi crimini mostruosi, degli sterminii di massa. E se sapeva, non posso
non pensare che sia stato il fanatismo tipico della parte politica cui la
signora appartiene (pericolosissimo in giornalismo) a giocarle un brutto
scherzo: davvero stravagante e tutta da ridere (se non ci trovassimo di
fronte ad una delle tragedie più terribili dell'era moderna) la ipotesi
adombrata dalla signora Gruber, secondo la quale a far "stringere il cuore"
degli iracheni, con quello della sconsolata Lilli, sarebbero state le ville
del presidente del Consiglio italiano Berlusconi, e non le ricchezze
accumulate dal dittatore iracheno Saddam Hussein sulla miseria e sulle
sofferenze del suo popolo. Sbaglio a pensarla così?
Caustico e divertente il giudizio che, della neo eurodeputata che
ama alla follia il prof. Prodi ma pende dalla labbra del comunista "doc"
Bertinotti, ha dato sul Corriere della Sera del 3 luglio l'ex direttore
Piero Ostellino. Abituata in Tv per tanti anni a leggere le notizie sul
"gobbo" (lo speciale congegno che scorre sotto la telecamera per consentire
al "mezzobusto" di far finta di raccontarle a memoria), la "diva" Lilli, che
finora (parole di Ostellino) "era stata prevalentemente una bella
decorazione televisiva", non riesce da parlamentare europea a liberarsi
dalla schiavitù del copione.
Che allora erano i redattori del Tg1 a scrivere per lei; ed oggi
sono i Prodi, i Fassino, i D'Alema, i Diliberto, e soprattutto il mitico
(per lei) Bertinotti, quello che il comunismo fallito miseramente in tutto
il mondo vorrebbe rifondarlo in Italia e imporlo a noi tutti come modello di
governo ideale. In una Italia che, nei programmi del segretario di
Rifondazione comunista (se con il paravento di un Prodi "democratico"
arriverà un giorno al governo), dovrebbe essere ristrutturata politicamente,
socialmente ed economicamente a somiglianza (pensate un po') della vecchia
Unione sovietica, di un Paese che per fortuna non esiste più, o della Cuba
di Fidel Castro che purtroppo esiste ancora.
Senza entrare nel merito di quello che la pasionaria Lilli pensa
dei progetti del comunista Bertinotti e dei suoi fidi Giordano, Cossutta,
Diliberto, Rizzo, Agnoletto, Casarini, Francesco Caruso (nuovi e vecchi
amici del prof. Prodi, tra i quali coloro che lo silurarono da presidente
del Consiglio nel 1998), il suggerimento che Piero Ostellino dà alla ex
"decorazione televisiva" Gruber è di provare, da politica, a ragionare un po'
con la sua "bella testa rossa". Se l'ambizione della neo-eurodeputata Lilli
è davvero quella di fare un giorno in Italia il ministro degli Esteri,
parlare le lingue non basta: occorre anzitutto, scrive l'ex direttore del
Corriere, che "si liberi dal condizionamento del copione scritto da altri,
che se li scriva lei i testi, perché possa così abituarsi sin da ora a
ragionare con la propria testa".
Una testa di sinistra, certo. Ma è da sciocchi pensare che una
testa di sinistra sia condannata a dire sempre sciocchezze, per tutta la
vita.