Meno male che Silvio c'è
2010-07-23 09:42:49 UTC
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/arroganza-nazionale/1311887
Arroganza nazionale
di Marco Lillo
La moglie, il fratello, la cognata e il segretario di Gianfranco Fini.
Tutti nel business della sanità. Finché non scoppia una lite per soldi
e palazzi
(21 giugno 2006)
Nella hit parade delle intercettazioni celebri sta per balzare in testa
alla classifica Daniela Di Sotto. Al confronto il ritornello sui
"furbetti del quartierino" del vecchio Ricucci impallidisce. La moglie
di Gianfranco Fini incide il suo hit sul nastro della Polizia di
Potenza alle ore 20 del 19 aprile 2005: «Io sono andata a sbattermi il
culo con Storace». Scioccato da tanta schiettezza, il pm Henry John
Woodcock ha piazzato su questa frase un omissis. "L'espresso" invece la
pubblica integralmente perché è significativa per capire gli affari di
rilevanza pubblica di cui parlano al telefono Daniela Fini e il
segretario di suo marito Francesco Proietti, detto Checchino, oggi
deputato.
A differenza delle altre nove volte nelle quali la moglie e il braccio
destro dell'ex vicepremier ricorrono alla stessa parola nel corso della
telefonata, qui non c'è omissis che tenga. Lo "sbattimento" di Daniela
con Storace ha prodotto una convenzione per la clinica della famiglia
Fini. Secondo il pubblico ministero Henry John Woodcock: «Francesco
Proietti e Daniela Di Sotto (nome da nubile della signora Fini, ndr)
fanno esplicitamente cenno all'interessamento profuso dalla Daniela Di
Sotto presso Francesco Storace - all'epoca dei fatti presidente della
Regione Lazio - affinché la clinica Panigea operasse in regime di
convenzione l'esecuzione di esami clinici (Tac e risonanza magnetica)
particolarmente costosi». Attenzione ai tempi: la richiesta di
convenzione della Panigea porta la data dell'11 febbraio, il parere
favorevole della Asl è del 14, la delibera della giunta (che due mesi
dopo andrà a casa) è del 18, alla faccia della burocrazia regionale.
La telefonata intercettata è dell'aprile 2005. Daniela Fini e Proietti
dovrebbero brindare per i futuri incassi e invece sono infuriati perché
a beneficiare della convenzione prodotta dallo "sbattimento" non
saranno loro due ma il loro socio di maggioranza. Si chiama Patrizia
Pescatori e non è un socio qualunque: è la cognata di Gianfranco Fini.
Patrizia Pescatori ha sposato Massimo Fini, un dottore che lavora dal
1986 per la Tosinvest di Giampaolo Angelucci (il re delle cliniche
finito ai domiciliari in un'altra indagine dei pm di Bari lunedì
scorso). Massimo Fini è il direttore sanitario dell'Istituto San
Raffaele, la struttura più importante del gruppo Tosinvest che ha
ceduto alla fine degli anni Novanta a sua moglie il centro Panigea,
mantenendovi una piccola quota simbolica. La società che gestisce il
Panigea (Poliambulatorio Cave Srl) fatturava nel 2004, già prima di
avere l'accreditamento, ben 2 milioni e 300 mila euro all'anno. Più
piccola invece la seconda struttura della premiata ditta
Daniela&Checchino: la Emmerre 3000 srl. Si tratta di un centro
fisioterapico che ha visto esplodere il suo fatturato dai 30 mila euro
del 2002 ai 540 mila del 2004. Anche in questo caso l'accreditamento è
arrivato grazie alla giunta Storace. Il centro infatti lo aveva perso a
causa del crack della società che ne era titolare. La Asl Roma C ha
però espresso parere favorevole al trasferimento dell'accreditamento
dalla fallita alla società dei Fini (MR 3000 Srl) il 14 marzo 2003.
Nonostante gli affari vadano a gonfie vele per entrambe le società, le
cognate litigano e vogliono separare le loro strade. I magistrati di
Potenza descrivono così la situazione: «Socio di maggioranza del
poliambulatorio Panigea è Patrizia Pescatori, la quale, al fine di
acquisire l'intero controllo della struttura, propone di scambiare la
quota da lei posseduta in Emmerre con le quote possedute da Daniela
Fini e da Francesco Proietti in Panigea». Daniela e Checchino vogliono
liberarsi della cognata ma «non intendono dismettere le loro quote in
Panigea, investimento che ritengono particolarmente vantaggioso. Dal
2003, pur non comparendo ufficialmente quali soci, Proietti e Daniela
Fini avrebbero investito in Panigea 100 mila euro pro capite, quota il
cui valore sarebbe destinato a rivalutarsi nel tempo, proprio grazie al
volume d'affari generato dalle prestazioni sanitarie effettuate in
regime di convenzione». A mettere zizzania tra i due rami dei Fini è
proprio la convenzione. Daniela si rammarica di avere faticato tanto
per portare quattrini a una società nella quale è in maggioranza la
cognata: «Lo sai qual è stato il nostro errore? Quando sono andata a
sbattermi con Storace bisognava fare un'altra società a cui intestare
le convenzioni della risonanza e della Tac». Che fare? Vendere no. «E
che, ora che diventa il pozzo di San Patrizio te la do? 'A bella...!»,
dice Daniela parlando della cognata.
A complicare ulteriormente le cose, secondo i pm di Potenza, arriva «un
nuovo vantaggioso affare di cui Proietti è stato l'abile e occulto
regista, ovvero l'acquisto, ad un'asta giudiziale, della struttura in
cui è ubicata la Emmerre». Il prezzo basso per il valore effettivo
dello stabile (un milione e 150 mila euro) è stato sostenuto con un
mutuo da Daniela e Checchino che ora non vogliono assolutamente
spartirlo con la cognata. Insomma il classico intreccio di soldi e
parenti nel quale chiunque metta il dito rischia di farsi male.
Saggiamente Gianfranco Fini se ne tiene alla larga. Per il pm Woodcock
il leader di An è all'oscuro di tutto. Comunque in un'intercettazione
Daniela dice a proposito della questione dell'immobile: «Gli ho fatto
vedere il foglio a Gianfranco. Dico: "Io ho tirato fuori 'sti soldi, e
a te non t'ho chiesto niente. Perché tu mi hai detto "non mi mettete
più in mezzo". Ok. Però tu sappi che se tiri fuori mille lire per tuo
fratello, andiamo a litigare io e te. Secondo poi, mi sono rotta il
cazzo che la gente c'ha le cose quando pagano gli altri». Il culmine
della tensione si tocca quando l'amministratore della Panigea, Marco
Bertucci, convoca l'assemblea con la cognata senza avvertire Daniela
che si infuria: «Gli ho detto: Marco, tu vai a rubare a casa dei ladri.
Ricordati che l'unica università che ho conosciuto io a differenza di
te, è quella della strada, hai capito?». Proietti con involontaria ma
esilarante ironia corregge: «Quella del marciapiede». Lei presa dal
discorso conferma sempre più arrabbiata: «Esatto. Io ho conosciuto
quella di università e con quella io ti spacco il culo!».
Anche le nuove leve fanno la loro apparizione. La figlia di Gianfranco
Fini sponsorizza l'amico del cuore. Mamma Daniela prima pensa a farlo
assumere come portantino da Giampaolo (probabilmente Angelucci) poi
Francesco Proietti tira fuori dal cilindro una soluzione: «Alle Poste.
Lo posso fa piglia' subito tre mesi per tre mesi con la società
interinale e poi lo faccio assumere direttamente». Ma il ragazzo
inspiegabilmente rifiuta. Checchino lo chiama sorpreso: «M'ha chiamato
Susan, la segretaria dell'amministratore delle Poste, Massimo Sarmi. Mi
ha detto che ti hanno chiamato e tu gli hai detto che avevi un altro
lavoro, è vero?». «Mica le Poste», risponde l'amico della figlia di
Fini, «un'agenzia di lavoro interinale, Obiettivo Lavoro, mi ha
chiamato. E io gli ho detto no che sto aspettando una chiamata per
lavoro a tempo indeterminato». Il ragazzo è poco sveglio o fa il
difficile. Comunque Proietti non si dà per vinto: «Richiamo per andare
a parlare con l'amministratore delegato».
Per i magistrati di Potenza «non v'è dubbio che le vicende in esame,
sia per ciò che riguarda la convenzione con la Regione Lazio, sia per
ciò che riguarda più specificamente i rapporti societari tra Proietti e
Daniela Fini, i loro prestanomi e gli altri soggetti interessati alle
società impongono un particolare ulteriore approfondimento
investigativo». E chissà che non si muova anche l'Antitrust. La legge
sul conflitto di interessi imponeva a Daniela Fini di dichiarare le sue
società per vigilare sul conflitto di interessi con il marito. A
"L'espresso", risulta che abbia dichiarato solo la Davir Srl, società
che ha comprato tra maggio e giugno le quote di Panigea (10 per cento)
e Emmerre (44 per cento). Eppure Daniela Fini si sentiva padrona ben
prima. All'amministratore che non la considerava socia di Panigea
replicava: «Che cazzo vuol dire che io non ho le quote? Oh! Non ce le
ho intestate, che è differente. Non è che non ce l'ho».
Arroganza nazionale
di Marco Lillo
La moglie, il fratello, la cognata e il segretario di Gianfranco Fini.
Tutti nel business della sanità. Finché non scoppia una lite per soldi
e palazzi
(21 giugno 2006)
Nella hit parade delle intercettazioni celebri sta per balzare in testa
alla classifica Daniela Di Sotto. Al confronto il ritornello sui
"furbetti del quartierino" del vecchio Ricucci impallidisce. La moglie
di Gianfranco Fini incide il suo hit sul nastro della Polizia di
Potenza alle ore 20 del 19 aprile 2005: «Io sono andata a sbattermi il
culo con Storace». Scioccato da tanta schiettezza, il pm Henry John
Woodcock ha piazzato su questa frase un omissis. "L'espresso" invece la
pubblica integralmente perché è significativa per capire gli affari di
rilevanza pubblica di cui parlano al telefono Daniela Fini e il
segretario di suo marito Francesco Proietti, detto Checchino, oggi
deputato.
A differenza delle altre nove volte nelle quali la moglie e il braccio
destro dell'ex vicepremier ricorrono alla stessa parola nel corso della
telefonata, qui non c'è omissis che tenga. Lo "sbattimento" di Daniela
con Storace ha prodotto una convenzione per la clinica della famiglia
Fini. Secondo il pubblico ministero Henry John Woodcock: «Francesco
Proietti e Daniela Di Sotto (nome da nubile della signora Fini, ndr)
fanno esplicitamente cenno all'interessamento profuso dalla Daniela Di
Sotto presso Francesco Storace - all'epoca dei fatti presidente della
Regione Lazio - affinché la clinica Panigea operasse in regime di
convenzione l'esecuzione di esami clinici (Tac e risonanza magnetica)
particolarmente costosi». Attenzione ai tempi: la richiesta di
convenzione della Panigea porta la data dell'11 febbraio, il parere
favorevole della Asl è del 14, la delibera della giunta (che due mesi
dopo andrà a casa) è del 18, alla faccia della burocrazia regionale.
La telefonata intercettata è dell'aprile 2005. Daniela Fini e Proietti
dovrebbero brindare per i futuri incassi e invece sono infuriati perché
a beneficiare della convenzione prodotta dallo "sbattimento" non
saranno loro due ma il loro socio di maggioranza. Si chiama Patrizia
Pescatori e non è un socio qualunque: è la cognata di Gianfranco Fini.
Patrizia Pescatori ha sposato Massimo Fini, un dottore che lavora dal
1986 per la Tosinvest di Giampaolo Angelucci (il re delle cliniche
finito ai domiciliari in un'altra indagine dei pm di Bari lunedì
scorso). Massimo Fini è il direttore sanitario dell'Istituto San
Raffaele, la struttura più importante del gruppo Tosinvest che ha
ceduto alla fine degli anni Novanta a sua moglie il centro Panigea,
mantenendovi una piccola quota simbolica. La società che gestisce il
Panigea (Poliambulatorio Cave Srl) fatturava nel 2004, già prima di
avere l'accreditamento, ben 2 milioni e 300 mila euro all'anno. Più
piccola invece la seconda struttura della premiata ditta
Daniela&Checchino: la Emmerre 3000 srl. Si tratta di un centro
fisioterapico che ha visto esplodere il suo fatturato dai 30 mila euro
del 2002 ai 540 mila del 2004. Anche in questo caso l'accreditamento è
arrivato grazie alla giunta Storace. Il centro infatti lo aveva perso a
causa del crack della società che ne era titolare. La Asl Roma C ha
però espresso parere favorevole al trasferimento dell'accreditamento
dalla fallita alla società dei Fini (MR 3000 Srl) il 14 marzo 2003.
Nonostante gli affari vadano a gonfie vele per entrambe le società, le
cognate litigano e vogliono separare le loro strade. I magistrati di
Potenza descrivono così la situazione: «Socio di maggioranza del
poliambulatorio Panigea è Patrizia Pescatori, la quale, al fine di
acquisire l'intero controllo della struttura, propone di scambiare la
quota da lei posseduta in Emmerre con le quote possedute da Daniela
Fini e da Francesco Proietti in Panigea». Daniela e Checchino vogliono
liberarsi della cognata ma «non intendono dismettere le loro quote in
Panigea, investimento che ritengono particolarmente vantaggioso. Dal
2003, pur non comparendo ufficialmente quali soci, Proietti e Daniela
Fini avrebbero investito in Panigea 100 mila euro pro capite, quota il
cui valore sarebbe destinato a rivalutarsi nel tempo, proprio grazie al
volume d'affari generato dalle prestazioni sanitarie effettuate in
regime di convenzione». A mettere zizzania tra i due rami dei Fini è
proprio la convenzione. Daniela si rammarica di avere faticato tanto
per portare quattrini a una società nella quale è in maggioranza la
cognata: «Lo sai qual è stato il nostro errore? Quando sono andata a
sbattermi con Storace bisognava fare un'altra società a cui intestare
le convenzioni della risonanza e della Tac». Che fare? Vendere no. «E
che, ora che diventa il pozzo di San Patrizio te la do? 'A bella...!»,
dice Daniela parlando della cognata.
A complicare ulteriormente le cose, secondo i pm di Potenza, arriva «un
nuovo vantaggioso affare di cui Proietti è stato l'abile e occulto
regista, ovvero l'acquisto, ad un'asta giudiziale, della struttura in
cui è ubicata la Emmerre». Il prezzo basso per il valore effettivo
dello stabile (un milione e 150 mila euro) è stato sostenuto con un
mutuo da Daniela e Checchino che ora non vogliono assolutamente
spartirlo con la cognata. Insomma il classico intreccio di soldi e
parenti nel quale chiunque metta il dito rischia di farsi male.
Saggiamente Gianfranco Fini se ne tiene alla larga. Per il pm Woodcock
il leader di An è all'oscuro di tutto. Comunque in un'intercettazione
Daniela dice a proposito della questione dell'immobile: «Gli ho fatto
vedere il foglio a Gianfranco. Dico: "Io ho tirato fuori 'sti soldi, e
a te non t'ho chiesto niente. Perché tu mi hai detto "non mi mettete
più in mezzo". Ok. Però tu sappi che se tiri fuori mille lire per tuo
fratello, andiamo a litigare io e te. Secondo poi, mi sono rotta il
cazzo che la gente c'ha le cose quando pagano gli altri». Il culmine
della tensione si tocca quando l'amministratore della Panigea, Marco
Bertucci, convoca l'assemblea con la cognata senza avvertire Daniela
che si infuria: «Gli ho detto: Marco, tu vai a rubare a casa dei ladri.
Ricordati che l'unica università che ho conosciuto io a differenza di
te, è quella della strada, hai capito?». Proietti con involontaria ma
esilarante ironia corregge: «Quella del marciapiede». Lei presa dal
discorso conferma sempre più arrabbiata: «Esatto. Io ho conosciuto
quella di università e con quella io ti spacco il culo!».
Anche le nuove leve fanno la loro apparizione. La figlia di Gianfranco
Fini sponsorizza l'amico del cuore. Mamma Daniela prima pensa a farlo
assumere come portantino da Giampaolo (probabilmente Angelucci) poi
Francesco Proietti tira fuori dal cilindro una soluzione: «Alle Poste.
Lo posso fa piglia' subito tre mesi per tre mesi con la società
interinale e poi lo faccio assumere direttamente». Ma il ragazzo
inspiegabilmente rifiuta. Checchino lo chiama sorpreso: «M'ha chiamato
Susan, la segretaria dell'amministratore delle Poste, Massimo Sarmi. Mi
ha detto che ti hanno chiamato e tu gli hai detto che avevi un altro
lavoro, è vero?». «Mica le Poste», risponde l'amico della figlia di
Fini, «un'agenzia di lavoro interinale, Obiettivo Lavoro, mi ha
chiamato. E io gli ho detto no che sto aspettando una chiamata per
lavoro a tempo indeterminato». Il ragazzo è poco sveglio o fa il
difficile. Comunque Proietti non si dà per vinto: «Richiamo per andare
a parlare con l'amministratore delegato».
Per i magistrati di Potenza «non v'è dubbio che le vicende in esame,
sia per ciò che riguarda la convenzione con la Regione Lazio, sia per
ciò che riguarda più specificamente i rapporti societari tra Proietti e
Daniela Fini, i loro prestanomi e gli altri soggetti interessati alle
società impongono un particolare ulteriore approfondimento
investigativo». E chissà che non si muova anche l'Antitrust. La legge
sul conflitto di interessi imponeva a Daniela Fini di dichiarare le sue
società per vigilare sul conflitto di interessi con il marito. A
"L'espresso", risulta che abbia dichiarato solo la Davir Srl, società
che ha comprato tra maggio e giugno le quote di Panigea (10 per cento)
e Emmerre (44 per cento). Eppure Daniela Fini si sentiva padrona ben
prima. All'amministratore che non la considerava socia di Panigea
replicava: «Che cazzo vuol dire che io non ho le quote? Oh! Non ce le
ho intestate, che è differente. Non è che non ce l'ho».
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Charlemagne
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