pirex
2024-11-03 20:29:19 UTC
GIULI HA RINUNCIATO ALL’EGEMONIA GRAMSCIANA
E SI ACCONTENTA DI QUELLA DI FAZZOLARI E MELONI.
NEL SAGGIO “GRAMSCI È VIVO”, SCRIVEVA:
“LA DESTRA DEVE USCIRE DALLA LOGICA DELL’OCCUPAZIONE
DI QUESTA O QUELLA TORRETTA”.
A GIUDICARE DALLA CACCIATA DI STEPHANE VERGER DAL MUSEO NAZIONALE ROMANO,
HA DOVUTO FARE PIPPA
Novembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IL FILOSOFO MASSIMO ADINOLFI:
“SONO BASTATE POCHE SETTIMANE PER SPINGERE IL MINISTRO
A FARSI CONCAVO E PURE CONVESSO,
E RAGIONARE NUOVAMENTE IN TERMINI DI POSIZIONI DA OCCUPARE”
Stéphane Verger non è stato riconfermato alla guida del Museo Nazionale
Romano, nonostante sia stato, a detta di tutti, un ottimo direttore. Come
lui, sono andati a scadenza la direttrice della Pinacoteca Nazionale di
Bologna, il direttore di Palazzo Reale, a Napoli, e altri ancora.
Il miglior commento è nelle parole dello stesso Giuli, autore del saggio
Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea. Scrive l’allora
presidente del Maxxi che conquistare l’egemonia culturale non può più
voler dire conquistare le casematte ideologiche del Paese: i giornali, la
scuola, i tribunali.
Suppongo valga anche per i musei. Scrive ancora, il Giuli saggista, che la
cultura non può essere il terreno di una guerra di trincea, per vincere la
quale occorra occupare e mantenere gli avamposti strategici. Immagino che
con queste parole si riferisse anche ai musei e alle altre istituzioni
culturali del Paese.
E quando Giuli scrive che, benché sia comprensibile che la destra[…],
arrivata finalmente al potere, “istintivamente miri a ribaltare i rapporti
di forza e a spostare più avanti il fronte, occupando questa o quella
torretta”, bisogna tuttavia “uscire da questa logica”, ebbene io presumo
lo stesso, che cioè il ministro avesse in mente proprio cose come le
nomine dei direttori dei poli museali più importanti d’Italia.
Come mai, allora, da questa logica non sembra ancora che Giuli si sia
liberato? Può darsi che si proponesse qualcosa del genere quando, appena
insediatosi a via del Collegio Romano, ha messo Francesco Spano a capo del
gabinetto della Cultura. Mal gliene incolse, vista la canea che ha
scatenato in quella zona d’ombra da cui sostiene che la destra sia uscita.
Evidentemente qualcuno è uscito davvero, qualcun altro no. In ogni caso,
sono bastate poche settimane per spingere il ministro a ripiegare, a farsi
concavo e pure convesso, e a ragionare nuovamente in termini di posizioni
da conquistare e occupare.
Ora il ministro dice che «non ci sono giudizi di valore negativo» sui
direttori non confermati, ma solo «ambizioni più alte»: chissà se si è
accorto di fissare così l’asticella davvero molto in alto. […] È giusto,
in effetti, pensare in grande, provare a rifondare i rapporti fra cultura
e politica, ripensare la figura dell’intellettuale e cercare di portare
fuori dalle sterili contrapposizioni ideologiche la destra e la sinistra.
Svincolarsi dal “capestro delle direttive di partito”, così scrive Giuli,
seminare dubbi e invitare al dialogo. L’importante è, nel frattempo, non
scivolare sulla buccia delle prime nomine, perché è un attimo e si ritorna
nell’ombra.
(da agenzie)
<https://www.destradipopolo.net/giuli-ha-rinunciato-allegemonia-gramsciana-e-si-accontenta-di-quella-di-fazzolari-e-meloni-nel-saggio-gramsci-e-vivo-scriveva-la-destra-deve-uscire-dalla-logica/>
--
pirex, stesso nick da oltre vent'anni
pirex <***@pakita.sus>
Diffidate dei poveri mentecatti, odiatori di professione, bugiardi
xenofobi nazifascioidi dai mille nick
che per farsi leggeggere le loro Fake News utilizzano anche il mio nick
ultra ventennale
https://tinyurl.com/2natj737
E SI ACCONTENTA DI QUELLA DI FAZZOLARI E MELONI.
NEL SAGGIO “GRAMSCI È VIVO”, SCRIVEVA:
“LA DESTRA DEVE USCIRE DALLA LOGICA DELL’OCCUPAZIONE
DI QUESTA O QUELLA TORRETTA”.
A GIUDICARE DALLA CACCIATA DI STEPHANE VERGER DAL MUSEO NAZIONALE ROMANO,
HA DOVUTO FARE PIPPA
Novembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile
IL FILOSOFO MASSIMO ADINOLFI:
“SONO BASTATE POCHE SETTIMANE PER SPINGERE IL MINISTRO
A FARSI CONCAVO E PURE CONVESSO,
E RAGIONARE NUOVAMENTE IN TERMINI DI POSIZIONI DA OCCUPARE”
Stéphane Verger non è stato riconfermato alla guida del Museo Nazionale
Romano, nonostante sia stato, a detta di tutti, un ottimo direttore. Come
lui, sono andati a scadenza la direttrice della Pinacoteca Nazionale di
Bologna, il direttore di Palazzo Reale, a Napoli, e altri ancora.
Il miglior commento è nelle parole dello stesso Giuli, autore del saggio
Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea. Scrive l’allora
presidente del Maxxi che conquistare l’egemonia culturale non può più
voler dire conquistare le casematte ideologiche del Paese: i giornali, la
scuola, i tribunali.
Suppongo valga anche per i musei. Scrive ancora, il Giuli saggista, che la
cultura non può essere il terreno di una guerra di trincea, per vincere la
quale occorra occupare e mantenere gli avamposti strategici. Immagino che
con queste parole si riferisse anche ai musei e alle altre istituzioni
culturali del Paese.
E quando Giuli scrive che, benché sia comprensibile che la destra[…],
arrivata finalmente al potere, “istintivamente miri a ribaltare i rapporti
di forza e a spostare più avanti il fronte, occupando questa o quella
torretta”, bisogna tuttavia “uscire da questa logica”, ebbene io presumo
lo stesso, che cioè il ministro avesse in mente proprio cose come le
nomine dei direttori dei poli museali più importanti d’Italia.
Come mai, allora, da questa logica non sembra ancora che Giuli si sia
liberato? Può darsi che si proponesse qualcosa del genere quando, appena
insediatosi a via del Collegio Romano, ha messo Francesco Spano a capo del
gabinetto della Cultura. Mal gliene incolse, vista la canea che ha
scatenato in quella zona d’ombra da cui sostiene che la destra sia uscita.
Evidentemente qualcuno è uscito davvero, qualcun altro no. In ogni caso,
sono bastate poche settimane per spingere il ministro a ripiegare, a farsi
concavo e pure convesso, e a ragionare nuovamente in termini di posizioni
da conquistare e occupare.
Ora il ministro dice che «non ci sono giudizi di valore negativo» sui
direttori non confermati, ma solo «ambizioni più alte»: chissà se si è
accorto di fissare così l’asticella davvero molto in alto. […] È giusto,
in effetti, pensare in grande, provare a rifondare i rapporti fra cultura
e politica, ripensare la figura dell’intellettuale e cercare di portare
fuori dalle sterili contrapposizioni ideologiche la destra e la sinistra.
Svincolarsi dal “capestro delle direttive di partito”, così scrive Giuli,
seminare dubbi e invitare al dialogo. L’importante è, nel frattempo, non
scivolare sulla buccia delle prime nomine, perché è un attimo e si ritorna
nell’ombra.
(da agenzie)
<https://www.destradipopolo.net/giuli-ha-rinunciato-allegemonia-gramsciana-e-si-accontenta-di-quella-di-fazzolari-e-meloni-nel-saggio-gramsci-e-vivo-scriveva-la-destra-deve-uscire-dalla-logica/>
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Questa email è stata esaminata alla ricerca di virus dal software antivirus AVG.
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